La psicoterapia cognitivo-costruttivista
Cosa significa che la realtà è soggettiva?
La terapia cognitiva costruttivista dice che non esiste una realtà oggettiva e che la realtà non è altro che il prodotto di chi la osserva, Cioè? Se non ti è chiaro proviamo con un esempio:
ora osserva il pavimento od un muro di casa tua…
Fatto?
Domanda: che cos’è che stai osservando?
La risposta sarà chiaramente un muro od una parete… Ora ti chiedo però di arricchire la tua risposta descrivendo quel muro con quanti più particolari e caratteristiche osservi anche se questo dovesse essere semplicemente un muro bianco. Se ti concentri bene osservando da vicino quel muro potrai notare delle piccole imperfezioni, delle sfumature caratteristiche di quel muro e/o di quel pavimento. La tua descrizione, fatta di dettagli e particolari che tu hai osservato e percepito, è sicuramente differente da quella che potrebbe essere la mia descrizione o quella di chiunque altro di fronte a quello stesso muro o pavimento di casa…
eppure il muro è sempre lo stesso no?
In quest’ottica la psicoterapia ad approccio costruttivista mira ad evidenziare come ciascun individuo costruisce la realtà secondo le proprie regole interne, su ciò che “vede” ed in relazione alle proprie esperienze di vita creando in questo modo una propria mappa mentale interna necessaria per “orientarsi”. Nella prospettiva costruttivista le persone vengono viste come guidate dalla propria mappa mentale nel relazionarsi alla realtà che li circonda.
La tua mappa “mentale” è aggiornata?
Obiettivo ultimo della terapia costruttivista è l’analisi delle “mappa” mentale dell’individuo così come dei sintomi che portano a sofferenza, dolore e disagio. Secondo l’ottica costruttivista la persona sviluppa un sintomo nel momento in cui utilizza in maniera rigida la propria mappa mentale quando deve spiegarsi o “leggere” un evento, una situazione e/o relazionarsi agli altri.
Per intenderci: quello che accade quando la mappa mentale viene utilizzata in misura rigida è come cercare in maniera ostinata di orientarsi nel centro di New York con una cartina della città che però non è aggiornata e che quindi non permette di vedere “nuove” strade da percorrere quando ci si trova imbottigliati nel traffico.
Attraverso il processo terapeutico il paziente viene aiutato non tanto a cambiare mappa quanto ad aggiornarla non focalizzandosi rigidamente su un punto specifico della mappa che non è adatto per risolvere la situazione problematica.
La persona in questo processo di ricerca diventa così esperta rispetto al suo modo di sentire, ai suoi pensieri, alle sue emozioni ed al suo sistema di conoscenza, mentre il terapeuta è un esperto per quanto concerne i metodi e gli strumenti che permettono un’analisi più approfondita del materiale al quale la persona non riesce a dare un senso e dove l’utilizzo della mappa non gli permette di “orientarsi”. In questo senso si ritiene il paziente l’unico esperto ed il terapeuta supervisore in questo processo di ricerca in quanto non esiste un'unica strada per svincolarsi da un momento di disagio e sofferenza.
Aggiornare la mappa
ll cambiamento così come il percorso lungo il quale avviene il cambiamento costa fatica per la persona che lo intraprende. Il terapeuta ha il ruolo di guida in questo percorso in quanto fornisce gli strumenti necessari perché si possa intraprendere il sentiero ma è la persona che cammina e che con le proprie gambe percorre il sentiero per giungere in cima, dove l’obiettivo è ridurre la propria sofferenza ed il proprio disagio. Il cambiamento avviene grazie alla ricostruzione ed alla conoscenza del funzionamento della persona, della propria mappa ed al riconoscimento degli schemi che si possono attivare in determinate situazioni.
La terapia cognitiva costruttivista si rivolge anche agli aspetti evolutivi della persona, dunque al suo passato, ma la prospettiva iniziale è quella di lavorare sul presente, in ciò che in quel momento crea sofferenza alla persona. Solo se necessario si analizzano anche le sequenze che possono emergere da episodi di vita passata.