Essere resilienti

 

 

Da appassionato di basket mi sono sempre domandato come i grandi campioni della pallacanestro, Michael Jordan, Kobe Bryant, Lebron James…ecc, riescano ad eccellere e raggiungere molto spesso i loro obiettivi sconfiggendo in senso sportivo atleti che presentano, almeno sulla carta, le stesse capacità psico-fisiche:

 

Perché Michael Jordan è diventato Michael Jordan?

 

Nella storia del basket americano sono tuttora presenti, sono passati e passeranno in futuro sul parquet, tantissimi atleti che presentano capacità fisiche quantomeno paragonabili allo stesso Michael Jordan –altezza, massa muscolare, coordinazione motoria, elevazione...ecc- ma come Michael Jordan nella storia cestistica ce n'è è stato uno solo.

 

Qual è dunque una delle principali caratteristiche veramente distintive di un campione del genere e dei campioni in generale?

 

Non c’è dubbio che l'approccio mentale sia una caratteristica fondamentale per riuscire ad eccellere nel gioco.

 

Da psicologo mi ha incuriosito cercare di capire cosa esattamente succeda a livello mentale quando un campione riesce a raggiungere i massimi livelli e superare i propri limiti mantenendosi per tanto tempo ad alto livello.

 

Quali insegnamenti si possano trarre dal loro approccio mentale alla gara per affrontare le quotidiane problematiche?

 

Esistono diversi fattori della nostra mente che si possono considerare come fattori determinanti e facilitanti per superare gli ostacoli, raggiungere i propri obiettivi e “vincere”, non solo in senso sportivo; così come il campione sportivo, chiunque di noi possiede queste capacità ma la differenza sta nel conoscerle ed allenarle per svilupparle al meglio.

 

In particolare parliamo di resilienza.

 

Resilienza

 

Cosa si intende per resilienza?

 

Tale concetto viene spiegato dallo psicologo Pietro Trabucchi

 

“Di fatto l’individuo resiliente presenta una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: tende a "leggere" gli eventi negativi come momentanei e circoscritti e ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda…”

 

Rispetto alla capacità di leggere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti e passare oltre all’evento negativo, George Mufford, Mental Coach di grandi giocatori di basket tra cui Michael Jordan, Kobe Bryant…ecc, evidenzia come gli atleti più forti abbiamo maggiormente sviluppata questa capacità di lettura ed analisi degli eventi negativi durante una partita rispetto agli altri giocatori.

 

Mufford, così come altri esperti che si occupano di prestazioni sportive ai massimi livelli, rileva come ciò che differenzia il semplice atleta dal campione è l’approccio mentale ad un tiro sbagliato: anche i grandi campioni ovviamente sbagliano i tiri ma ciò che li differenzia dagli altri è il processo mentale che accompagna l’errore: i campioni non presentano, o perlomeno riducono di molto, il processo di rimuginazione mentale che porta invece il giocatore a pensare e ripensare al tiro precedentemente sbagliato anche nella successiva azione della partita:

 

 “Non dovevo sbagliare quel tiro in sospensione! perché ho tirato in quel modo?!”

 

Il grande campione questo tipo di pensiero, che rientra in un processo mentale di rimuginazione, lo elimina o lo riduce attuando uno “switch”, un cambio immediato verso un pensiero positivo:

 

“In che modo o in che posizione devo prendere il tiro successivo? ”

 

oppure

 

“Cosa possa fare adesso nell’azione difensiva che si sta svolgendo?”

 

Quelli sopra riportati sono solo esemplificazioni di possibili “switch” del pensiero in quanto non è così immediato attuare una modifica nei processi di pensiero sia per i campioni che per i semplici giocatori.

 

Il campione per raggiungere performance eccellenti si allena a concentrarsi e rimanere costantemente sul momento presente della gara non focalizzandosi sulle azioni passate che, in quanto tali, non possono più essere modificate. Concentrandosi sul momento presente della partita tutte le risorse energetiche, sia mentali che fisiche, vengono impiegate per gestire l’azione che avviene nel quì ed ora; in questo modo è possibile gestire al meglio situazioni critiche durante la partita.

 

I grandi campioni dunque allenano la capacità di leggere gli eventi negativi di un partita ed al tempo stesso di valutarli come momentanei e circoscritti andando immediatamente oltre all’evento negativo – il tiro sbagliato - e focalizzandosi sull’azione che si sta giocando.

 

“be here now and be yourself” dice Mufford, “essere quì adesso ed essere se stessi”

 

Mufford evidenzia come la capacità di concentrarsi sul momento presente ed essere semplicemente stessi, dunque aver ben presente i propri limiti e le proprie capacità durante un match, sono due regole importanti per eccellere come sportivo.

 

Che significa concentrarsi sul momento presente, sul quì ed ora?

 

Cerchiamo di comprenderlo con un esempio:

 

Il 22 gennaio 2006, esattamente 12 anni fa, Kobe Bryant giocò una delle partite più famose della sua carriera ed una delle singole prestazioni più spettacolari della storia NBA, realizzando 81 punti contro i Toronto Raptors, qualcosa di incredibile per un singolo giocatore.

 

Mufford, che all’epoca supportava Bryant, riporta come l’allenamento mentale sul giocatore fosse molto semplice: prima delle partite chiedeva a Kobe Bryant di tirare sforzandosi di eliminare dalla testa le distrazioni interne –sensazioni corporee disturbanti, sensazioni muscolari negative, possibili pensieri negativi…ecc- cosi come quelle esterne –pubblico, avversari, mass-media…ecc;

 

Kobe Bryant lavorò sulla sua abilità mentale di stare nel momento presente ed allontanare sensazioni e pensieri “disturbanti”; Mufford sottolinea come attraverso questo tipo di allenamento è possibile richiamare la muscolatura, la conseguente memoria muscolare e la propria attenzione, esclusivamente al momento presente in modo che la procedura di tiro diventi immediata, “lasciando che il corpo faccia quello che deve fare in quel preciso momento dove la mente diventa libera da pensieri”.

 

Fu anche grazie a questo approccio mentale che Kobe Bryant riuscì il 22 gennaio 2016 ad ottenere una delle prestazione individuali che rimarranno nella storia della pallacanestro.

 

Questa capacità, se sviluppata ed allenata, ci permette di raggiungere più facilmente i nostri obiettivi. Riuscendo a ridurre le sensazioni disturbanti interne, soprattutto i nostri pensieri negativi – non ce la farò mai! È troppo difficile! Non sono adatto a fare quella cosa! Forse non ho le capacità giuste!..ecc- così come riuscire a valutare i diversi ostacoli come momentanei e circoscritti, è possibile sviluppare la propria resilienza e dirigere le proprie energie in maniera funzionale verso il proprio traguardo.

 

Ma in che modo è possibile?

 

Prossimamente, nella seconda parte dell'articolo, verranno presentate alcune indicazioni utili su come sia possibile sviluppare la nostra resilienza clicca qui.