Comfort Zone
Cosa è la comfort zone?
“una condizione mentale nella quale una persona prova un senso di familiarità, si sente a suo agio e nel pieno controllo della situazione, senza sperimentare alcuna forma di stress e ansia. La zona di comfort è dunque il nostro spazio sicuro in cui l’individuo si sente pienamente padrone delle cose che accadono ed è in grado di gestire eventi stressanti”
Perché ciascuno di noi ha la propria comfort zone?
La zona di comfort è uno spazio sicuro in cui non esistono potenzialmente rischi o situazioni pericolose. Non è solo un luogo fisico ma è anche un concetto per così dire psicologico. Ciascuno di noi crea la propria confort zone, costruendo dei confini attorno ad una propria mappa mentale.
Cosa c’è dentro a questa mappa?
La mappa mentale all’interno della confort zone include principalmente i nostri schemi mentali, dunque le nostre abitudini, cosa facciamo, come ci comportiamo e come ci atteggiamo solitamente nelle diverse situazioni di vita a noi conosciute come ad es. sul lavoro, a casa, con gli amici…ecc.
È necessario dunque possedere questa mappa perché senza di essa ci verrebbe più difficile orientarci nella complessità della realtà che ci circonda. Dunque possederla e sapersi orientare al suo interno è necessario perché in questo modo non spendiamo continuamente energie nel cercare di capire dove siamo, cosa stiamo facendo o come dovremmo comportarci nei diversi contesti della nostra esistenza.
Ma cosa può succedere se usiamo solo quella mappa mentale che è dentro alla nostra comfort zone?
La zona di confort, come detto, è uno spazio sicuro dove sono presenti solamente le nostre abitudini, come ci comportiamo sul lavoro, a casa, con il nostro partner, con i nostri figli…ecc. Ciò significa che dentro alla mappa della comfort zone esistono sia quelle situazioni dove i nostri abituali comportamenti funzionano, come ad es. nella relazione con il nostro partner, sia quelli che non funzionano come ad es. nella relazione con il nostro capo dove il nostro atteggiamento è sempre lo stesso, magari di insofferenza e rabbia ma soprattutto non ci sentiamo bene.
La comfort zone è dunque un luogo dove il cambiamento non è possibile poichè la persona non è stimolata e non si attiva a sufficienza per mettersi in gioco in un’ottica di evoluzione e possibile miglioramento.
E allora dove bisogna andare per un possibile miglioramento?
La risposta è semplice, fuori dalla zona di confort…
ma in che modo uscire dalla comfort zone?
Ecco, qui viene il difficile perché fuori dalla confort zone non abbiamo più la “solita” mappa e si può andare a navigare in territori pericolosi che posso scatenare in noi il panico come nella figura qui sotto. Fuori dalla zona di comfort può avvenire il cambiamento e si cresce, ma lì fuori si può procedere oltre alla zona di apprendimento e giungere nella “panic zone” dove l’individuo è disorientato e non sa più come muoversi e vorrebbe solo tornare indietro nella sua zona di confort.
Quindi è importante trovare il giusto equilibrio nei diversi contesti di vita basati sulla conoscenza profonda di cos’è la zona di comfort e cosa possiamo incontrare quando ne superiamo i confini.
Come fare allora?
Per prima cosa, prima di addentrarci “fuori”, è necessario conoscere bene la propria zona di comfort e cosa ci sta dentro, quindi essere consapevoli di tutti i comportamenti positivi e negativi che mettiamo in campo solitamente nella nostra vita. Uscire dalla zona di confort è un processo che può essere più o meno lungo e che può essere deciso solo da noi.
Quando l’individuo percepisce un rottura tra il suo solito atteggiamento verso una situazione – es. sul lavoro dove proviamo costantemente frustrazione- e lo stato emotivo che accompagna quel contesto di vita, dove magari la rabbia, la paura o la tristezza, superano il livello di guardia, allora si può essere pronti ad uscire dalla propria zona di comfort.
Come si può esplorare la zona di apprendimento senza cadere nel panico?
Quando l’individuo capisce che essere nella propria confort zone rispetto ad un contesto di vita non è più motivo di benessere, allora è necessario lasciare il porto sicuro. È necessario accettare, quando si è decisi a salpare, che un certo grado di paura sarà presente poiché essa è forza motore della nostra nave per poter uscire dal porto.
“Conosco delle barche che si dimenticano di partire… hanno paura del mare a furia di invecchiare”. Cit. Jacuqes Brel
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Prima di partire è necessario mettere nello zaino dei precisi attrezzi mentali per far fronte alle intemperie del mare aperto ed evitare di cadere nella zona di panico. E’ fondamentale affrontare una nuova situazione in maniera resiliente, ovvero avere chiaro l’obiettivo per cui si vuole uscire dal porto sicuro e avere ben presente tutti i necessari passi per il raggiungimento dell’obiettivo come ad es. cambiare lavoro poiché ci si sente impantanati e proviamo un profondo disagio ogni volta che viviamo quel contesto di vita. Quindi avendo chiaro l’obiettivo, come ad es. cambiare lavoro, altrettanto nitidi devono essere i passi per raggiungerlo.
Per raggiungere un obiettivo è dunque necessario per prima cosa strutturarlo
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Specifico e positivo: un obiettivo deve essere definito e tangibile, ed esprimere chiaramente cosa, come e perché lo si vuole ottenere. Ad esempio in campo sportivo non si può semplicemente dire “voglio essere più veloce di tutti” poiché è eccessivamente generico; così anche nella vita “voglio ottenere un lavoro migliore”, “voglio superare il colloquio di lavoro” oppure “voglio essere una persona meno ansiosa”, “devo essere più motivato”, “devo essere più concentrato”, sono affermazioni generiche che difficilmente attivano la persona a mettere in atto strategie funzionali per perseguire il proprio scopo.
L’obiettivo deve essere misurabile e specifico: questa caratteristica permette di valutare i risultati raggiunti ed analizzarli. In tutto quello che si vuol fare è importante ottenere prove tangibili e verificabili dei risultati ottenuti.
Ambizioso e realizzabile: solo se ambizioso l’obiettivo sarà in grado di motivarci a dovere rendendoci capaci di superare realmente i nostri limiti. Un obiettivo deve però essere anche realizzabile perché, una volta conquistato, potrà accrescere la nostra autostima ed il nostro imepgno verso altri traguardi.
Tempificato: determinare un orizzonte temporale aiuta a identificare le necessarie azioni da intraprendere per procedere verso il traguardo. Se non si determina una scadenza, non si sente quella pressione interna che sprona all'azione, quindi spesso l'obiettivo può passare in secondo piano.
È necessario dunque che la persona sia in grado di riconoscere i propri limiti e le proprie abilità per pianificare un obiettivo ambizioso ed al tempo stesso realizzabile e per uscire dalla confort zone.