Cervello Adattivo

CERVELLO “ADATTIVO”

 

 

La nuova interpretazione di come funziona il nostro cervello sta portando gli studiosi ad abbandonare il concetto di struttura del cervello come suddiviso in tre componenti -rettiliano, mammifero e corticale- per abbracciare il concetto di cervello “adattivo” dove esiste una interconnessione tra le diverse aree cerebrali in cui il nostro agire, i nostri comportamenti e le nostre scelte sono influenzate contemporaneamente tanto dalle elaborazioni cognitive quanto da quelle emozionali.

 

All’interno di questa nuova prospettiva non possiamo più immaginare il cervello come suddiviso in emisfero destro, deputato per così dire alla ragione, distinto dall’emisfero sinistro dove avrebbero invece sede tutti i nostri processi emotivi.

 

Perde così anche la sua funzionalità parlare di sistema limbico come unico centro deputato alla gestione delle emozioni dato che l’emozione è il risultato di un’elaborazione che vede coinvolta la memoria, la sintesi di stimoli esterni ed esterni, i processi eccitatori ed i processi di previsione della situazione che sto vivendo.

 

Stress, salute e benessere psicofisico

 

 

Vediamo in che modo il concetto di cervello adattivo si lega al concetto di salute, stress e benessere psicofisico.

A fronte delle continue richieste e delle stimolazioni provenienti dal nostro contesto di vita, il nostro agire è costantemente influenzato da reti interconnesse a livello cerebrale dove emozioni e cognizione lavorano per produrre la riposta più funzionale a quel contesto al fine di garantirci un equilibrio psicofisico.

 

“In questa concettualizzazione, il termine cervello adattivo sottolinea l'interdipendenza e la plasticità delle regioni del cervello e la capacità del cervello di prevedere ed adattarsi alle esigenze e alle condizioni future”

 

Infatti, come esseri umani, dobbiamo costantemente prendere decisioni e compiere scelte sulla base delle situazioni che si presentano nei diversi ambiti, sia esso lavorativo, familiare, relazionale…ecc.

 

Il nostro cervello deve simulare e prevedere le potenziali risposte a quella situazione sulla base dei processi cognitivi ed emotivi di quel preciso momento.

 

Il nostro cervello lavora per ridurre al minimo gli errori di previsione riducendo lo scarto tra i possibili risultati comportamentali previsti e le effettive informazioni enterocettive ed esterocettive in arrivo per prendere la scelta “migliore”.

 

“Più il cervello può ridurre al minimo l'errore di previsione e prevedere con precisione i risultati per diversi corsi di azione, migliore sarà l'anticipazione e la risposta adeguata a sfide e minacce in modo efficiente e rapido, aumentando così l'adattamento e la sopravvivenza”

 

Cosa significa dunque essere “adattivi”?

 

Di fronte ad una situazione potenzialmente stressogena, il cervello integra le informazioni interne dell’organismo con quelle esterne dell’ambiente circostante per compiere la scelta più funzionale al nostro benessere di quel preciso momento.

 

Proviamo a descrivere il concetto con un esempio:

 

Mi trovo al lavoro e sto intraprendendo una conversazione accesa con un collega in merito ad una questione lavorativa; il sistema enterocettivo informa il cervello rispetto alle modificazioni interne come l’aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa, riduzione della motilità intestinale ed il conseguente stato emotivo di rabbia in seguito alle parole del collega; ci sentiamo così “attivati”, pronti a reagire;

 

 

Il nostro cervello elabora anche l’informazione esterocettiva per valutare se ciò che stiamo vivendo è un’opportunità per il nostro benessere o se al contrario risulti essere una minaccia all’equilibrio del nostro organismo e della nostra salute (allostasi).

 

Nel momento in cui vengono elaborate tutte le informazioni, esterne ed interne, si decide di agire impiegando l’energia disponibile per scegliere un comportamento: possiamo allontanarci dalla conversazione che suscita fastidio od al contrario continuare il dialogo. In entrambi i casi se la scelta risulta “corretta”, il nostro organismo percepisce una ritrovata armonia mentale e fisica.

 

Non esiste però una scelta sbagliata in assoluto; anche la scelta di abbandonare la conversazione fastidiosa può essere un comportamento disfunzionale al nostro equilibrio psicofisico se tale azione viene applicata in maniera rigida e riproposta come l’unica possibile azione in simili situazioni quando invece sarebbe opportuno “far fronte alla minaccia” esprimendo invece il proprio punto di vista al collega.

 

Quando una situazione come quella descritta sopra può trasformarsi in un vissuto di stress cronico ed avere conseguenze per la nostra salute?

 

Può succedere che il nostro sistema non elabori correttamente tutte le informazioni, dunque le previsioni delle possibili azioni da mettere in campo;

in tal caso impieghiamo l’energia presente in quel momento per una presa di decisione “errata” per il nostro benessere.

 

Lo stress cronico si sviluppa quando a fronte di un determinato evento di vita -relazionale, lavorativo, familiare, di coppia…ecc - il nostro cervello attua previsioni rigide e viene messa in campo una risposta ripetitiva e non flessibile in determinati contesti;

 

Quando i sistemi adattivi e predittivi del cervello non funzionano correttamente vi è una “rottura” del sistema di previsione;

 

 

Previsioni rigide all’azione, stress cronico e riduzione del proprio benessere:

Perché succede?

 

Il nostro organismo lavora di concerto dove non esiste un unico direttore d’orchestra;  è noto come anche l’intestino possa considerarsi un secondo cervello, fondamentale nel rispondere alle variazioni che avvengono dentro e fuori dal nostro organismo; dal sistema cardiocircolatorio, al sistema muscolo-scheletrico, alla nostra epidermide, al sistema immunitario;

vi è un continuo lavoro di integrazione e di interconnessione da parte di questi sistemi per avere quanti più informazioni disponibili per reagire alle perturbazioni -situazioni stressogene- di modo da riportarci ad uno stato di percepito benessere psicofisico.

 

Lo stress cronico quando si verifica

 

 

Può accadere che in seguito all’ azione intrapresa, discutere o allontanarci dalla conversazione con il collega, la persona invece non sperimenti una stabilità ed un ritrovato benessere ma continui a sentire uno stato di allerta o minaccia;

 

Il motivo può essere dovuto al fatto che uno dei sistemi di lettura che lavorano di concerto con il nostro cervello non sia essere in grado in quel momento di dare tutte le informazioni necessarie per permetterci di agire nel migliore dei modi ipotizzati.

 

 

Se ad esempio il nostro intestino risulta “fragile”, ad esempio con la presenza di una disbiosi, il sistema previsionale del nostro cervello avrà informazioni interne meno corrette dalla “pancia” data la ridotta funzionalità causata dalla disbiosi; infatti quando il nostro intestino si trova in queste condizioni rimanda al nostro cervello informazioni di costante allerta aumentando la soglia di vigilanza dell’intero organismo.

 

Questo potenzialmente può comportare:

La persona si senta attivata nonostante abbia lasciato la stanza di lavoro in quanto viene comunque percepita la minaccia laddove essa non è più presente; in questo caso la persona si sente comunque emotivamente sovraccaricata, stanca fisicamente ed incapace a ripristinare l’equilibrio a livello psicofisico;

 

Una ridotta lettura intestinale può portarci a percepire un livello di pericolo oltre la soglia normale qualora si decida invece di affrontare la discussione verbale con il collega; in questo caso vi è un “sovraccarico” energetico che determina un freezing emotivo e comportamentale dove la persona  si sente “bloccata” ed incapace di agire;

 

In entrambi i casi possiamo giungere ad uno stato di stress cronico poiché le informazioni a disposizione dal nostro cervello lo rendono meno capace di mettere in atto risposte flessibili ed impediscono all’individuo di comportarsi per perseguire il proprio benessere in quella specifica situazione.

Una simile condizione sul lungo periodo determina infatti un conseguente aumento dello stato ansiogeno di base ed il possibile sviluppo di una sintomatologia ansiosa che impedisce il lavoro di concerto tra i diversi sistemi del nostro organismo.

Una situazione di stress cronico e prolungato può determinare stati di malattia con un effetto a cascata su tutto il nostro organismo attraverso processi infiammatori a livello intestinale -disbiosi, ulcere…ecc-, della nostra pelle -psoriasi, dermatiti…ecc- oltre che a livello mentale -disturbi d’ansia, depressione…ecc-.

Risulta dunque chiaro come una possibile “infiammazione” ad uno di questi apparati determini una minor capacità di lavoro di concerto ed una conseguente riduzione della flessibilità delle previsioni del nostro cervello sulle nostre scelte, sul nostro comportamento e sulla nostra salute in generale.

 

Fonte:

Steffen PR, Hedges D, Matheson R. The Brain Is Adaptive Not Triune: How the Brain Responds to Threat, Challenge, and Change. Front Psychiatry. 2022 Apr 1;13:802606. doi: 10.3389/fpsyt.2022.802606. PMID: 35432041; PMCID: PMC9010774.

LeDoux J. Rethinking the emotional brain. Neuron. 2012 Feb 23;73(4):653-76. doi: 10.1016/j.neuron.2012.02.004. Erratum in: Neuron. 2012 Mar 8;73(5):1052. PMID: 22365542; PMCID: PMC3625946.

Barrett LF, Simmons WK. Interoceptive predictions in the brain. Nat Rev Neurosci. 2015 Jul;16(7):419-29. doi: 10.1038/nrn3950. Epub 2015 May 28. PMID: 26016744; PMCID: PMC4731102.